Il “brain-storming”, termine coniato negli anni ‘40 e ‘50 da Alex Osborn (letteralmente traducibile in “tempesta di cervelli”), è la più conosciuta tra le tecniche di creatività ed è utilizzata soprattutto in campo pubblicitario. Già dalla traduzione è in parte svelata l’idea di che cosa si tratta: far emergere il maggior numero di idee, intuitive e libere da pregiudizi, su un argomento prefissato tramite una discussione di gruppo formato da circa sei o massimo dieci persone, guidata da un animatore. Soltanto al termine di questa fase si potrà passare ad una successiva selezione, apportare delle critiche e valutare le idee prodotte. La particolarità di questa tecnica creativa si basa sulla possibilità di produrre molte soluzioni ad un problema diversificandole e rendendole insolite. Il ruolo del conduttore ricopre un posto chiave nelle sessioni di brainstorming, conoscendo bene gli estremi e i limiti del problema da sottoporre, istruendo i membri del gruppo alle regole inerenti questa tecnica, stimolandone l’interesse e raccomandando di scrivere tutte le idee che scaturiscono, su un quaderno. Le sedute variano a seconda del numero della qualità delle idee prodotte e si concludono riassumendo le stesse, espresse dal gruppo e chiedendo ai partecipanti di continuare a comunicarne altre anche nell’arco delle ventiquattr’ore successive. Molto spesso sono proprio queste le soluzioni vincenti, proprio perché vengono “decantate” con una tempistica più morbida e basate anche sulle soluzioni degli altri partecipanti. Verrà successivamente redatto un verbale dove verranno evidenziate le idee che hanno raggiunto la migliore compatibilità e convenienza con le esigenze dell’azienda o del prodotto/servizio in questione.