Sul vocabolario è letteralmente descritto come “studio e realizzazione di confezioni che rendono la merce gradevole alla vista e invitante all’acquisto”.
Le origini del moderno packaging si possono far risalire alla fine del Diciottesimo secolo quando la Rivoluzione Industriale introdusse massicci cambiamenti nell’industria manifatturiera. Mentre prima la maggior parte dei processi di produzione era basata quasi esclusivamente sul lavoro manuale e sulla produzione limitata di merci, l’introduzione della meccanizzazione su larga scala consentì la produzione di quantità sempre più notevoli di articoli che avevano bisogno di essere protette, conservate, trasportate e differenziate.
All’inizio si svilupparono soprattutto scatole di metallo, più adatte del cartone alla vendita di merce deteriorabile – come biscotti o pasticceria – per la quale era necessario un elevato grado di protezione e al volgere del Ventesimo secolo le tecniche di produzione si erano tanto sviluppate da consentire la realizzazione di contenitori in ogni forma e materiale, utili non solo a vendere il prodotto ma capaci di rispondere a nuove esigenze, a modificare la propria immagine in relazione alle condizioni socioeconomiche contingenti e all’orientamento dei diversi movimenti estetici.
Nella realtà commerciale è entrato un nuovo venditore, un silent salesman (venditore silenzioso), come recita una definizione d’oltreoceano, un soggetto non dotato di parola, ma pronto a lanciare messaggi nel circuito linguistico e abile a farsi capire.
Il packaging è diventato il protagonista di un più ampio processo di significazione che nel settore alimentare e non alimentare assume un aspetto determinante, in quanto ha a tal punto modificato il rapporto col prodotto che non potrebbero essere quello che sono senza l’imballaggio.